(di Valentina Luberto e Chiara Lazzaro)
Ditemi se si può andar via per una lisca di traverso!
Io quel pescetto l’ho pappato in un sol boccone solo per far colpo su Lola, una dolcezza tutta pelo bianco e fusa. Quella gattina mi desiderava, io su certe cose non posso sbagliarmi, sono un playcat e quello sguardo fisso su di me era inequivocabile: mi mangiava con gli occhi. Lei mangiava me e io dovevo mangiare il pescetto senza troppi complimenti, così avrebbe capito all’istante quanto fossi determinato!
L’amor mi è stato fatale e il prossimo che dice "d’amore non si muore", lo riempio di graffi!
Per quella gattina n’è valsa la pena e un gatto seduttore come me non poteva che andar via così: lasciando un cuore inconsolabile per sempre.
Andar via…
In verità, io sono ancora qui, o meglio, ci sono, ma sono meno evidente, non mi faccio notare, non mi vede nessuno, sono un fantasma, ecco. Ho una missione, nessuno me l’ha detto, ma ho visto tanti film sull’argomento. Se non sono ancora andato è perché devo portare a termine qualcosa. L’unico pensiero che mi viene in mente è: Luigino, sveglia!
È il mio padroncino ed è innamorato. Una cosa naturale alla sua età, direte voi. Un’impresa impossibile farlo lanciare, dico io. Ho deciso che la mia missione sarà aiutarlo a conquistare la brunetta con la puzza sotto il naso, insomma, quella che gli piace tanto.
Luigino, non temere, Alfonso il gatto ganzo è qui per te!
Sono mesi che mi preparo per questo momento.
Da quel giorno che ho incontrato Domitilla, davanti alla pasticceria, non riesco a pensare ad altro.
Mi sento incoraggiato, ha sorriso, sentendo pronunciare il mio nome.
Luigino, non partire in quarta che tu hai difficoltà anche a partire in prima.
Ha sorriso?
Per forza!
Un giovanotto grande e grosso che si presenta come Luigino!
Davanti ai suoi occhi, anche i babà ripieni di crema, che facevano bella mostra di sé nella vetrina, hanno perso in un attimo ogni attrattiva.
Tu che rinunci a un babà ripieno? La cosa è seria.
Solo Domitilla riuscivo a vedere.
Sfido! Con quella patata al posto del naso!
Sei proprio sicuro che questa Domitilla ti piaccia?
Luigino?
Mi senti?
No, non mi sente.
Mammina sarebbe fiera di me, o forse no. Mi sembra di sentirla raccontare al gatto Alfonso quanto io sia bambacione. Come se la colpa, poi, fosse solo mia.
Tu senti lei, ma non puoi sapere quante volte abbia voluto spegnerla quella voce da trombone intasato. Lascia stare quello strumento sfiatato! Vuoi conquistare Domitilla, concentrati su questo.
Che vada a strombazzare altrove, mammina.
Sono cresciuto senza un padre e con una madre che seguiva, borbottando, ogni mio passo.
Anche quando provavo ad allacciarmi le scarpe, dovevo essere supervisionato da lei.
“Non si sa mai cosa possa succedere, se ti tagliassi un dito?”.
A lei avrebbero dovuto tagliare la lingua!
Ho indossato il papillon a pois che mi ha regalato lei il giorno del diploma; una spruzzata di acqua di colonia, quella per le grandi occasioni; ho addirittura lucidato le scarpe come da buon figlio mi è stato insegnato.
E le avrebbero dovuto tagliare anche la carta di credito quando ti ha comprato quell’orrendo papillon a pois. Un pugno nell’occhio.
Non dirmi che l’acqua di colonia è quella al borotalco che ti ha regalato, sempre mammina, il giorno della prima comunione. Nauseabonda.
Taccio sulle scarpe, non saranno le stringate in finto coccodrillo? Sono quelle, come non detto.
La camicia stirata di fresco è un po’ più aderente rispetto all’ultima volta che l’ho indossata per il matrimonio di zio Ernesto.
No, la camicia del matrimonio di zio Ernesto, no!
È un appuntamento o una festa in maschera?
Lo specchio è implacabile a evidenziare i troppi babà ripieni che mi hanno fatto cadere in tentazione!
Luigino, l’esubero di girovita è davvero l’ultimo dei tuoi problemi.
Sai come si dice, “uomo di pancia, uomo di sostanza”.
Piuttosto, dobbiamo trovare un modo per distrarre Domitilla dalla tua mise.
Il tempo di un’ultima occhiata alla mia immagine riflessa, un saluto a mammina che mi guarda sconsolata e mi ritrovo in strada, a pochi passi dal mio amore.
Basta guardarsi inutilmente allo specchio. Quel che è fatto è fatto e per te, conciato così, c’è ben poco da fare. Adesso, molla mammina e vai!
Giro l'angolo e la vedo in tutta la sua bellezza. Domitilla è ferma davanti alla pasticceria, e, invece di correrle incontro, mi blocco.
Devo fare qualcosa. Ehi, voi lassù! Mi rivolgo soprattutto alle gattine fantasmine, se mi volete lì, aiutatemi a spingere questo ragazzone verso la sua bella, carina, passabile, va be’, piace a lui.
Non riesco a fare un passo, ho le mani sudate, il cuore batte all'impazzata. Sembrava così semplice mentre facevo le prove davanti allo specchio.
Oh, se il gatto Alfonso fosse con me! Lui saprebbe come aiutarmi.
Ci sono Luigino, vai!
Improvvisamente mi sento sfiorare una gamba, guardo verso il basso ma non vedo niente. È come se qualcosa mi spingesse ad andare, sempre più insistente.
Che fatica. Ti concedo un ultimo babà, proprio perché è il tuo primo appuntamento, ma la prossima volta che ne prendi uno ti graffio!
Vado!
È andato!
È bastato sgattaiolare tra le gambe della sua Domitilla per farla cadere tra le sue braccia. Lui ha tentato di darle un timido bacio, il nasone di lei gliel’ha impedito.
Pazienza, per questa volta si accontenterà della dolcezza del babà, mentre io lascio questo mondo qua per scompigliare quello di là.
Immagine dal web
Grazie a Valentina Luberto e alla sua splendida penna.
Senza di te questa storia non esisterebbe.
Compagna di scrittura, che dire? Io mi sono divertita a scrivere insieme a te e spero davvero succeda ancora. I nostri Alfonso e Luigino li ricorderò sempre come le risate nella scrittura di questo racconto.
RispondiEliminaAlla prossima condivisione di penna, scrittrice! ;)
Ti voglio bene :)